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sabato 16 marzo 2013

Palazzetto dello sport: ci scrive un cittadino


Riceviamo e pubblichiamo:

"COSA SIGNIFICA AVERE QUEL PALAZZETTO DELLO SPORT
Il nostro paese attraversa il momento più delicato degli ultimi tempi e, forse, il più anonimo di tutti. I cambiamenti in qualsiasi storia si costruiscono da lontano. Provate a immaginare i cambiamenti delle future generazioni.
La manifestazione dello scorso 10 marzo non ha avuto la partecipazione auspicata da parte delle associazioni sportive e non, che si definiscono presenti sul nostro territorio. In sostanza il disinteresse per la cosa pubblica è reale. A Latiano si respira da troppo tempo l’aria di rassegnazione.
Eppure i risvolti sociologici della conclusione dei lavori del nostro palazzetto sarebbero notevoli se solo ci fermassimo un attimo. Pensiamo, per esempio, ad un adolescente, che non ha dove andare per impiegare le ore settimanali libere o che vorrebbe praticare uno sport, ma non ha la possibilità economica, temporale d’essere accompagnato in uno dei paesi limitrofi. Pensiamo ancora ai problemi che le famiglie d’oggi affrontano, prettamente legati alle conseguenze gravi della recessione soffocante degli ultimi cinque anni. Pensiamo, infine, all’etichetta dell’essere di periferia, in senso economicamente inteso, che è la cosa più difficile da scrollarsi di dosso.
Ebbene il nostro palazzetto, aldilà dello spreco di denaro, se dovesse tardare ancora ad arrivare potrebbe essere la causa dello spreco dell’intento di socialità degli adolescenti, che in tanti si ostinano a definire difficili, ma io definirei soltanto “scippati” dei loro sogni. Sognarlo lì costruito, affollato e con i riflettori accesi non deve essere un’utopia. Pensare addirittura ad uno studio di fattibilità da parte dei nostri amministratori, odierni e futuri, circa l’opportunità di prevedere il funzionamento dell’impianto con un programma sociale comunale potrebbe  portare “il centro nelle periferie”: stabilire tariffe di adesioni annuali a prezzi politici, per garantire la fruizione delle diverse fasce d’età in determinati orari, giorni e per determinate discipline. Garantire la socializzazione di tutti, di quei “tutti” , le cui famiglie stringono la cinghia per il pacco di pasta, non potendo consentire loro il privilegio d’essere uguale ad ogni altro bambino, ragazzo della loro età.
Per ora resta solo un’utopia.
F.to: Pierpaolo Volpe".

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