Riceviamo e pubblichiamo:
"SE TUTTO VA BENE… SIAMO ROVINATI. LATIANO 2013.
“E guardo il mondo da un oblò e mi annoio un po’ “, recitava il ritornello di una nota canzone. La nostra Latiano troppo spesso la osserviamo da un tavolino di un bar.
A vedere gli ultimi botta e risposta passati in un niente da un social network ad un blog, che è al servizio della nostra città da anni per motivi molto più seri e qualificanti viene da ridere. Lasciando da parte affermazioni immature come “Latiano che vive”, “una Latiano da sogno”, che hanno un non so che di infantile, data la gravità della situazione, che stiamo attraversando inconsapevolmente, o meglio, consapevoli del fatto che il nostro paese si svegli poche volte all’anno con iniziative promozionali. La pubblicità, l’immagine, la “vetrina” ( e usiamolo il politichese da seconda Repubblica!) saranno pur nobili come iniziative, ma la lungimiranza non sembra affatto essere di casa da noi.
Stiamo perdendo il treno del futuro. Generazioni su generazioni di ragazze e ragazzi, che non sono messi nelle condizioni di praticare un po’ di sano sport in una struttura sicura e costruita come dovrebbe essere il palazzetto ( mi riferisco al rudere di via Einaudi).
Stiamo chiudendo gli occhi di fronte a tutto ciò, lasciandoci trasportare dall’entusiasmo per una Fiera, una Notte Senza Ombre e una Notte delle Lanterne, che verrà. Benissimo così! Torno a ripetere che non sono queste le attività produttive sufficienti, specie per un comune “a terra” come il nostro. Non raccontiamoci ancora “stronzate” ( qualche moralista di turno s’indignerà fino a strapparsi i capelli al cospetto di cotanta volgarità. Fa niente!) sulla favoletta del centro storico, che in sostanza da noi non esiste non so bene per quali ragioni storiche e morfologiche del paese. Semmai abbiamo un Palazzo Imperiali e una zona circostante ad esso, da sottoporre ad una tutela serrata dagli attacchi vandalici di chi si diverte ad imbrattare con scritte inutili sui muri e le “sgasate notturne” di automobilisti in preda alla mania di esibizionismo da movida notturna, intenti a sostare imperterriti pur di mettere in mostra il proprio prodotto automobilistico di ultima generazione. Eppure Latiano è di tutti. Chiamiamola “movida”…
Gli attacchi ai “vecchi arnesi” della politica e le provocazioni raccolte da questi ultimi sono solo chiacchiere da “bar dello sport” un po’ più tecnologiche (irrompono su internet), prive di finalità, se non quella dello scontro a suon di colpi bassi, accompagnato da una sottile voglia di far parlare ancora di sé mentre la propria “stella” è tramontata già da un pezzo. Salvo, poi, trovarsi tutti seduti in un bar, meglio se lounge bar, per risolvere la controversia dinanzi ad un buon caffè. Basta!
Non se ne può più neppure della politica del caffè!
Aggiungiamoci un tocco in più di sano intento autocelebrativo, trascorrendo ore e ore su Facebook, postando foto ricordo di una piazza gremita di gente. Ci stiamo illudendo e non stiamo, non dico studiando la situazione, ma, quantomeno, sforzandoci di approcciarci seriamente al cospetto delle problematiche della Città.
Un quadretto desolante e privo di senso. Vuoto!
Ci sono tre aspetti che non cogliamo nella loro importanza: la socialità; l’agricoltura; il risparmio di spesa. Tralasciando l’ancor più delicato aspetto della questione ambientale, un’emergenza in piena regola date le condizioni disastrose in cui versano le nostre campagne, che sinistra e destra dovrebbero affrontare indistintamente, proponendo secondo il proprio credo delle soluzioni concrete.
1.Socialità: come si può pensare ad un comune come il nostro con un “debito di progresso” pari a vent’anni da recuperare nei confronti dei maggiori comuni della provincia, se non ad un comune in cui vi sia un’organizzazione in forma di comitati zonali; dividendo il comune per aree di riferimento, chiedendo che ogni zona si organizzi nominando un cittadino come referente? Si chiama democrazia partecipata attraverso l’attivismo politico di tutti. Per intenderci non è necessario candidarsi, occupare uno scranno, come se fosse un posto fisso, per dimostrarsi sensibili verso Latiano. L’attivismo politico è per tutti noi; per amministrare è necessario ben altro in fatto di competenze, serietà ed esperienza. Ad oggi queste tre componenti non rispecchiano la realtà amministrativa.
Non se ne può più di “dilettanti allo sbaraglio” ( parlo da cittadino ed elettore).
2.L’agricoltura, già in ginnochio, illo tempore, grazie anche alla “consapevolezza e la lungimiranza” di chi amministra, ha pensato bene di stendersi definitivamente per terra, prostrandosi al finanziamento momentaneo per estirpare i vigneti. “Cari” furono quei pochi denari. Finanziamento riproposto in forma contraria dalla Regione, nel marzo 2013, per impiantare nuovi vigneti. Un nulla di fatto quindi. I terreni ormai si sono svuotati di questa enorme ricchezza per il vitivinicolo. Noi avevamo un buon negramaro, molto poco sponsorizzato.
La visione del futuro risulta talmente annebbiata da non avere fiducia in un’ipotetica costituzione di un consorzio di cooperative, che possa lasciar presagire l’abbandono momentaneo della nostra chiusura mentale ed economica in un periodo così florido per i prodotti salentini nel mondo?
Un altro suggerimento: provate a vedere l’iniziativa promossa dalla Regione Toscana, chiamata “banca della terra” e fate uno sforzo, almeno provate, ad immaginare i benefici che potrebbe apportare al nostro territorio
3.Il risparmio di spesa: altra grande nota dolente. Strade piene di “crateri” sono strade piene di insidie giuriche ( quante diffide di pagamento e accordi transattivi, per risarcire danni a persone e cose eviteremmo se le sistemassimo di tanto in tanto).
Mense scolastiche con i rincari non sono granché come risultato, se pensiamo al fatto che un tempo gli asili comunali e statali offrivano servizi mensa di tutto rispetto. Qui il risparmio di spesa potrebbe dipendere dalla nostra agricoltura, poco specializzata in settori differenti dalla produzione dell’olio e del vino. Quel poco che ancora produciamo.
Gettiamo un sasso nello stagno: produrre, acquistando con denaro pubblico (lo stesso fondo di riserva, usato per le emergenze “artistiche” di un Ottobre piovoso, sarebbe una fonte)e fondando cooperative agricole comunali, per coltivare campi abbandonati sarebbe una cattiva idea? Si potrebbe creare davvero lavoro, utilizzando quei campi e ne deriverebbe un indotto singolare in termini di necessità produttive e trasporto merci. Un microcosmo agricolo, che produce ricchezza. Il tutto da terreni abbandonati, incolti o messi in vendita a prezzi stracciati da chi se ne vuole disfare. A tutto ciò aggiungiamo la possibilità di rivendere a prezzi inferiori (prodotti a km 0) i prodotti finiti della Nostra Terra, per far ottenere risparmi di spesi ai panifici nostrani, ai mercanti ortofrutticoli e via discorrendo. Ma ci pensate mai che il futuro è sotto i nostri occhi e si chiama agricoltura specializzata?
“Dove eravamo rimasti?”. Ah giusto! Alla frase: “Latiano che vive. Latiano da sogno”.
Siamo sinceri e onesti con noi stessi: Latiano sopravvive, tira a campare… fin quando riuscirà a trascinarsi un paese così malconcio?
F.to: Pierpaolo Volpe".
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LA VOCE DI LATIANO: il blog dei latianesi
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