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martedì 1 maggio 2012

Intervento dell'On. Ludovico Vico (Pd) sul 1° Maggio

Riceviamo e pubblichiamo:

"PRIMO MAGGIO
Intervento dell’on. Ludovico Vico (PD)
Sarà il Primo Maggio dei fazzoletti bianchi portati al collo in segno di lutto dalle mogli degli imprenditori che si sono arresi, quello degli operai ancora una volta sui tetti delle fabbriche, del piastrellista costretto a vivere nella sua macchina, delle rapine anche per pochi spiccioli, della recrudescenza criminale nei confronti dei tutori della legge, del qualunquismo becero che in Sicilia e in altre regioni del Sud quasi inneggia alla mafia al posto di parteggiare per lo Stato, del lavoro miraggio lanciato come un dado sul panno verde di chi pensa che sia meglio vendere un sogno piuttosto che una opportunità concreta o soluzioni sostenibili.
Un Primo Maggio funestato da una crisi di finanza ma soprattutto dal default di valori che di colpo pone in secondo piano gli insegnamenti di uomini come Di Vittorio, De Gasperi, La Pira o Pertini, per sostituirli con le gag di bassa lega di qualche intrattenitore di turno.
E’ come se prendessimo l’album di famiglia e i ricordi e gli insegnamenti in esso contenuti e lo riciclassimo con il numero scaduto di una rivista di gossip.
Ma il lavoro è una cosa seria e per fortuna c’è ancora in Italia chi lo considera così seriamente da combattere o “ammalarsi” per questo.
Così accanto al Primo Maggio della tragedia c’è anche il Primo Maggio della resistenza, spesso silenziosa e meno mediatica, ma ancora forte e pervasiva. Il Primo Maggio che ogni giorno si celebra nelle fabbriche dove il piccolo delegato, nella diffidenza dell’anti-politica, si impegna a spiegare l’art. 18 o a difendere il contratto nazionale di lavoro. Il Primo Maggio dell’imprenditore che malgrado i tagli, le spese, la crisi e le strettoie del credito prova a fare impresa, anzi buona impresa anche qui al Sud. Il primo Maggio dell’operaio e dell’impiegato che paga le tasse, rispetta le leggi e al lavoro dà il valore dei progetti futuri per se e per i propri figli. Il Primo Maggio del politico, dell’amministratore, del sindacalista o del militante che credono ancora ne valga la pena di annientare gli spazi della propria vita personale, prendersi gli insulti, andare controcorrente per difendere il “libro con tutte le parole del mondo” che il giovane Peppino partendo dalla sua Cerignola volle consegnare in mano a chi lavorava.
In quel libro il giovane Di Vittorio incontrò parole come “libertà” e “rispetto” e provò a coniugarle come purtroppo oggi non avviene più in quella roulette russa che punta alla tempia le singole libertà contro il rispetto che si deve ad ogni singolo bisogno.
E’ il Primo Maggio nei giorni di una campagna elettorale in cui il lavoro è rimasto emarginato, trattato come un escluso, quasi considerato un peccato troppo grande da espiare per chi ancora una volta lo sceglie, lo cerca e chiede di difenderlo.
Io continuo ad essere da questa parte. Buon Primo Maggio a tutti!
On. Ludovico Vico".

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